WATTEAU O I SEGRETI DI COMPOSIZIONE DI UNA TELA INEDITA.
TESTIMONIANZA DEL REGISTA DEL FILM Ce que mes yeux ont vu (Quello che hanno visto i miei occhi).
Ce que mes yeux ont vu segue le ricerche di una studentessa di storia dell’arte, interpretata da Sylvie Testud, che svelano un dipinto inedito di Antoine Watteau. Il quadro che appare sotto gli occhi di Jean-Pierre Marielle era la scommessa plastica la più ambiziosa del film, poichè si trattava di ricreare un Watteau inedito assemblando personaggi di diverse tele. Per esigenze di narrazione, l’opera doveva fare riferimento al teatro della commedia dell’arte italiana ed ispirarsi alla fattura di tele ed incisioni come “L’amour au Théatre Français », « Les habits sont italiens » o « L’amour au Théatre Italien ».
La prima tappa di assemblaggio grafico ha richiesto tra il grafico Gédéon Rudrauf, il pittore e me stesso un importante lavoro di determinazione della veridicità e della fattibilità, quindi di scelta di personaggi, composizione e ambientazione. Abbiamo prodotto una quarantina di abbozzi virtuali che abbiamo presentato a Pierre Rosenberg (storico ex direttore del Louvre: n.d.tr.) che ha accettato di illuminarci con i suoi preziosi consigli ricevendoci nel suo studio prestigioso. Ma l’esecuzione del quadro restava da fare. Avevo incontrato diversi pittori e copisti, ma per questo delicato lavoro ho scelto il pittore e restauratore italiano Valerio Fasciani che aveva già realizzato copie da G. Bellini, Vermeer, Mantegna, Bocklin. La visione di queste opere mi ha dato la sensazione che Valerio fosse la persona giusta perquanto lui mi avvertisse che : « sarà lungo e difficile ». Cio’ mi confermava l’impressione che lui corrispondesse al livello delle mie esigenze. Ci siamo rivisti parecchie volte e definito insieme spessore della tela, la sua preparazione, il tipo di “tocco”, i colori, la luce, le crettature. La tela ed il telaio hanno peraltro diversi secoli. Tutto è stato fatto per aderire il più possibile alla « maniera » di Watteau.
Valerio attacca in seguito la preparazione della tela all’antica, gesso di Bologna e colla di coniglio, e decide per una base rossa/arancio poi avallata da Pierre Rosenberg. Dopo aver riportato il disegno, comincia a posare i colori e incontra le prime difficoltà : 12 personaggi, 12 piccoli ritratti quasi tutti presi da quadri differenti o da incisioni in bianco e nero, con luminosità diverse e da reinquadrare coerentemente su un piccolo formato (L45 x H37) . Alcuni, come quelli di Gilles e dell’attrice Charlotte Desmarres, sono stati realizzati miscelando versioni differenti dello stesso personaggio, mentre altri, dipinti in ombra, obbligano il pittore a recarsi al Museo di Berlino, per verificarne i dettagli.
Al di là delle difficoltà tecniche, Valerio è disorientato per l’interpretazione del disegno, per la luce, il rispetto dello stile, il tocco di Watteau : al contempo spontaneo ed estremamente preciso. Si sa che Watteau dipingeva come animato, alla ricerca di un risultato rapido. E quando non era soddisfatto riprendeva la sua composizione imbevendola di essiccante, cio’ che fu del resto la causa della degradazione di numerose sue opere.
Cosi’, quando il nostro copista cerca la precisione del segno, perde in nervosità del tocco. Quando cerca la rapidità e la spontaneità, perde in definizione ed intensità : un vero rompicapo.
Dopo sei mesi di lavoro accanito, il quadro è risolto. Valerio Fasciani lo ricopre di una ridipintura assai grossolana che raffigura « L’allontanamento dei commedianti ». Bisognerà attendere le riprese della scena finale per veder riapparire la composizione sotto l’obiettivo della camera, in una sola ripresa ad alto rischio.
Laurent de Bartillat
Regista
production Shilo films
avec Sylvie Testud, Jean Pierre Marielle et James Thiérrée.
Sortie le 28 novembre 2007